Ma che cos'è una famiglia?
Alcuni libri, una volta letti e riposti su uno scaffale, sembrano destinati a rimanere lì, dimenticati. Certo, li abbiamo letti e apprezzati, non li butteremmo mai via (perché i libri non si buttano, al massimo si regalano), ma non ci verrebbe in mente di rileggerli. Tuttavia, a volte il caso ci ripresenta uno di questi libri proprio quando ne abbiamo bisogno. A me è capitato proprio questo con il saggio di cui parlerò.
Nel 2015 Edizioni Ares ha pubblicato il libro del filosofo francese Fabrice Hadjadj, tradotto da Flora Crescini, intitolato "Ma che cos'è una famiglia? La trascendenza nelle mutande & altri discorsi ultra-sessisti".
Quest'opera non si concentra esclusivamente sulla famiglia, ma raccoglie quattro interventi scritti tra il 2013 e il 2014, affrontando temi filosofici contemporanei. Hadjadj esplora le domande che la vita moderna ci pone e le risposte che il cristianesimo, con la sua audacia, offre agli uomini e alle donne di oggi.
Per chi non conoscesse Hadjadj, egli è una delle figure più brillanti del cattolicesimo francese. Nato nel 1971 da una famiglia ebrea e successivamente convertitosi al cattolicesimo, i suoi scritti rappresentano una testimonianza viva della Gloria di Cristo. Paragonabile a figure come il Cardinale Newman o il Cardinale Lustiger, Hadjadj non è un religioso consacrato, ma un uomo felicemente sposato e padre di sei figli. Nelle sue opere, comunica la bellezza che lo ha colpito da giovane e la potenza del messaggio cristiano, sempre rilevante.
Questo libro è uscito in un momento in cui la famiglia, o meglio la "Sacra Famiglia" era, come è, sotto accusa da parte del pensiero dominante. Come prevedibile, Hadjadj sfida la percezione negativa della famiglia, riportandola alla sua essenza. L'inizio del saggio è provocatorio: "La famiglia è sempre l'amore del vecchio coglione e del giovane idiota ed è questo che la rende così ammirevole, è questo che la rende scuola di carità. La carità è l'amore soprannaturale del prossimo, quello che non abbiamo scelto e che, di primo acchito, ci è antipatico. Ora, i primi prossimi che non abbiamo scelto e che spesso ci sono insopportabili sono i nostri congiunti, dati per vie naturali". I nostri figli.
Il linguaggio è diretto e il messaggio chiaro: tutti noi proveniamo da una famiglia, essa è il punto di partenza della nostra storia e quindi un fondamento. Non possiamo fondare la famiglia, essa esiste già prima di noi.
Che cos'è, dunque, la famiglia? Molti ritengono che sia fondata su tre pilastri: l'amore, l'educazione e la libertà. La famiglia è il luogo dell'amore tra genitori e figli, il luogo della prima educazione e il rispetto delle libertà.
Hadjadj però ribalta questa visione: "Pretendendo di fondare la famiglia perfetta sull'amore, l'educazione e la libertà, ciò che si fonda, in verità, non è la perfezione della famiglia, bensì l'eccellenza dell'orfanotrofio. In un eccellente orfanotrofio, si amano i bambini, li si educa e si rispetta la loro persona. In qualche modo si è nella pienezza del progetto parentale, perché prendersi cura dei bambini è il progetto costitutivo di una simile impresa".
Hadjadj spiega che considerare la famiglia solo a partire dall'amore, dall'educazione e dalla libertà significa proporre una famiglia già de-familiarizzata. Egli afferma che "è la famiglia a fondare l'amore, l'educazione e la libertà" e non il contrario. La sua analisi culmina nel definire la famiglia come "lo zoccolo carnale dell'apertura alla trascendenza. È il luogo del dono e della ricezione incalcolabile di una vita che si dispiega con noi ma anche nostro malgrado e ci spinge sempre più avanti nel mistero dell'esistere".
Queste parole, ancora oggi, sono rare da trovare in riflessioni sulla famiglia. Non si tratta di una difesa di una vecchia istituzione fuori moda, ma di una riflessione che sfida la nebbia tecnologica che spesso oscura il significato della famiglia. La tecnologia, infatti, non sempre aiuta: il tablet ha sostituito la tavola attorno alla quale la famiglia si riuniva per i pasti. Hadjadj osserva che "con il tablet, la funzione ha la meglio sul dono e la trasmissione tra le generazioni è interrotta. La tecnologia si sostituisce al genealogico. In questa situazione, l'adolescente diventa il capofamiglia. La sua abilità con i software diventa più decisiva dell'esperienza degli anziani, che non sono più venerabili, ma solo superati".
Chiudiamo consigliando la lettura di questo libro ancora attuale, che pur non essendo di facile comprensione per via dei suoi concetti filosofici, offre nuove (o forse vecchie) riflessioni profonde sulla famiglia e la società contemporanea
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